ASTROLOGIA IN LINEA
ASTROMAGAZINE - RUBRICHE - Parliamo di amore

DEVI ESSERE COME TI HO SOGNATO: IL MITO DI PIGMALIONE

a cura di Lidia Fassio
 

C’era una volta un uomo di nome Pigmalione; il mito vuole che fosse Re di Cipro, ma, nonostante la sua posizione era molto infelice perché dopo tante avventure, non aveva mai realizzato il suo sogno di trovare “la donna giusta” per lui per convogliare a nozze.

Stanco di questa situazione, decise di scolpire la statua della sua “donna ideale” e così, lavorò alacremente fino a quando il suo “modello perfetto” non fu terminato. La statua era bellissima e lui se ne innamorò subito.

Dopo un po’ di tempo però non era  più sufficiente contemplarla e così cominciò a pensare a quanto sarebbe stato bello se la sua “donna statuaria” avesse preso vita diventando così vera e a tutti gli effetti una compagna per lui.

 

Questo pensiero cominciò a turbinare nella sua mente fino a che divenne così forte da aumentare la sua infelicità. La sua sofferenza fu così elevata che venne notata anche dagli Dei e, in particolar modo, toccò il cuore di Afrodite che, in qualità di Dea dell’Amore, non poteva vedere un uomo struggersi così tanto per  non avere un amore vero.

 

Afrodite decise allora di fare un incantesimo: durante una festa a cui il Re non poteva sottrarsi, la Dea gli disse che avrebbe soddisfatto il suo desiderio. Pigmalione infatti, quando tornò a casa, vide che la sua statua era diventata una donna piena di vita, esattamente come Afrodite gli aveva promesso. Pigmalione si trovò così  a vedere il suo sogno materializzato.

Il mito termina a questo punto, con il matrimonio con Galatea, il nome della statua; non racconta altro di lui perché, come sappiamo, il suo scopo è di focalizzare un preciso schema psicologico da affrontare e superare.

 

Pigmalione è un “archetipo” preciso e molto comune anche ai giorni nostri; lo si può incontrare ovunque, travestito da uomo o da donna, e, proprio per questo è molto interessante comprendere a fondo questo mito per estrapolare e capire le dinamiche psicologiche sottostanti.

 

Pigmalione non riesce a trovare una donna che vada bene per lui. In pratica, lui cerca la “donna giusta” e, nel suo modo di pensare, lui pensa che la vita sia ingrata e non gli dia questa opportunità; così, dopo un po’ di esperienze, si fa strada in lui una situazione di scontentezza nostalgica per qualcosa che appartiene ai suoi sogni, ma che non è presente nella realtà.

 

Dietro a questo passaggio del mito possiamo vedere uno schema psicologico preciso in azione: quello dell’amore idealizzato e che, proprio perché non appartiene al mondo reale, non può essere trovato, ma, soprattutto, non può essere vissuto.

In effetti, dietro al mito del “partner giusto” si nasconde l’idea di avere qualcosa che possa essere “su misura per sé” e questo non è mai possibile in quanto, chi si identifica in quest’idea parte dal presupposto che l’altro sia li’ per una completa gratificazione: non esiste in quanto “persona indipendente” ma in quanto musa, soggetto che ispira e che si pensa possa ridare la vita interna, quella da cui si è scollegati. In effetti, questo amore ideale serve a Pigmalione a scolpire la sua statua (immaginiamo dunque che il canale creativo possa essere una delle possibili sublimazioni di questo lato); in altri, il partner dovrebbe adattarsi senza dover costruire con esso una vera relazione che comporta uno scambio ed una negoziazione tra due persone più che un adattamento di uno all’altro il che significa che sono due diversità che devono trovare punti in comune che avvicinino pur dentro ad identità diverse.

 

In genere dietro a queste persone c’è qualcosa che riguarda una incapacità di relazionarsi che porta a cercare situazioni impossibili che poi non possano realizzarsi scongiurando così un eventuale impegno. In altri casi invece l’amore viene visto  come l’unica cosa che consente una  realizzazione personale e non come un incontro con l’altro. Anche l’amore idealizzato può portare ad un’accentuazione dell’Io che, da solo sembra non esistere e perdersi, per cui ha bisogno di uno specchio in cui, in qualche modo, vedere la propria luce abbagliante.

 

Pigmalione è triste, perché pensa di essere sfortunato e di non poter trovare l’amore che sogna. Anche in questo passaggio possiamo vedere aspetti Sole Nettuno e Venere Nettuno in azione: aspetti che solitamente implicano una difficoltà con la propria identità e, di conseguenza, la proiezione dei propri ideali e di amori assolutamente impossibili su persone che non possono che incarnare queste stesse peculiarità.

Spesso, dietro a questi aspetti vi sono persone che “fuggono da sé stesse” e che, manco a dirlo, trovano poi sempre dei “fuggitivi”.

In effetti, Nettuno non può essere portato nella realtà, appartiene a quella sfera dell’ideale e dell’amore sublimato e platonico che rimane fantastico proprio perché non ha legami con il mondo reale e con la quotidianità. Nettuno non ha forma, è solo spirito e, a rigor di logica, lo spirito non è imprigionabile. Anche la Venere in casa XIIa porta con sé i semi di qualcosa di simile.

In effetti in queste persone si riscontra l’essere innamorati dell’amore e non certo dell’altro. In effetti, Pigmalione non conosce e non ama nessuna donna; “l’altra è distante da lui in quanto lui è distante dalla sua ANIIMA”;  è l’amore quello che cerca ma si tratta di un amore ideale, sicuramente romantico che fa sognare e che agisce sulle emozioni e sulla fantasia e che ha lo scopo di risvegliare la sua anima.

In realtà queste persone cercano ancora sé stesse e per questo non riescono ad incontrare partners.

 

Pigmalione, viste le sue difficoltà decide di scolpire una statua che permetta di vedere tutti i tratti della donna ideale, quella che lui vorrebbe per sé.

Quanti di noi hanno pensato ad una cosa del genere? Quante volte ci siamo ritrovati a pensare “quanto sarebbe bello se solo lui o lei fosse diverso”; anche questo è molto nettuniano; l’idea che tutto dipenda dall’esterno e che si potrebbe essere felici solamente se fosse l’altro a cambiare, se fosse più gentile, più innamorato, più.. più … più… (in questi soggetti vi è sempre un “se” che pone una impossibilità). Questa modalità di pensiero sfiora tutti nella prima della vita, solo che, crescendo in genere si impara che questa è la grande illusione e che, non esiste una felicità che possa essere appoggiata fuori, in quanto l’amore e la felicità sono stati dell’anima che dipendono da sé stessi.

 

Alcuni soggetti restano invece imprigionati dentro a questo modo di pensare e, così, cercano a lungo di modellare i propri compagni, cercando di modificarli e di “costruirli” con le caratteristiche che hanno nella mente.

Questo è decisamente infantile e molto sconfortante poiché sottolinea inevitabilmente che il partner in realtà non esiste come “soggetto-individuo” e che in fondo, non lo si vuole affatto “come è” ma lo si vuole come lo si immagina, possibilmente senza una identità precisa in modo che possa assumere senza troppa difficoltà  la “forma” desiderata.

 

Il mito di Pigmalione è molto triste in quanto tratta di un soggetto che non ha ancora preso in considerazione l’ALTRO da sé e che, per estensione, non accetta neppure la sua diversità; è ancora così concentrato su sé stesso e sulla proiezione dei suoi ideali al punto da volere fabbricare una sua creazione personale, qualcosa che l’altro non potrà mai essere se non annullandosi totalmente il che lo porterebbe  comunque a non piacere in quanto, l’essenza stessa del “piacere e dell’amore” deve partire dall’avere una identità, dall’ESSERE.

 

Pigmalione è l’immagine di un individuo egocentrico, che non ha ancora passato la soglia della Va casa e che non sa neppure da che parte cominciare ad “amare”, convinto come è che l’altro debba gratificare e debba essere “come lo si vuole” e non “come è”. 

Anche questa particolarità fa pensare ad una relazione dissonante tra Luna e/o Sole Nettuno o Venere Nettuno in quanto queste segnature nel tema natale possono dare la tendenza a credere che “si possa cambiare l’altro” piuttosto che pensare invece che “l’amore ha una forza tale, per cui trasforma noi stessi e rende l’altro migliore perché lo si guarda in modo diverso”.

 

Per Pigamalione l’altro è una proiezione di sé, dei suoi desideri e, soprattutto deve “sanare il vuoto” e  risolvere la ferita narcisistica iniziale procurata più che altro da un’assenza che genera quel continuo bisogno di riempire la cronica mancanza di relazione con la propria anima. In questi casi si pensa che l’amore sia “prendere” piuttosto che “scambiare”.

 

Il pianto di Pigmalione intenerisce Afrodite che, alla fine, decide di dar vita alla sua statua. In effetti, se pensiamo ai Nettuniani, non possiamo vedere la loro tristezza ed anche quel misto di nostalgia e di vittimizzazione che spinge gli altri a sostenerli e a supportarli. 

Questa però è la parte più triste di questo mito in quanto, indica esattamente quello che succede quanto  si culla l’illusione che l’altro cambierà e diventerà esattamente ciò che si vuole. In questo caso, Pigmalione non solo ristagna nella sua triste situazione ma viene addirittura esaudito, dando vita ad una statua che diventa  una compagna senza identità e di conseguenza, senza sentimenti e, soprattutto, senza una volontà personale. Nel caso lui dà vita alla sua creazione psichica il che esclude qualsiasi accettazione dell’altro ma la pura proiezione delle proprie aspettative e dei propri desideri.

 

Il mito  termina al momento delle nozze con la grande illusione di felicità che lui coltiva nel suo animo immaturo e triste e non ci dice che, purtroppo, queste relazioni finiscono prestissimo in quanto vi è sempre una grandissima “delusione” che riporta nuovamente e necessariamente al vuoto originario interno, quello che non potrà mai essere compensato se non entrando veramente in relazione con l’altra parte di sé  affrontando i propri buchi neri e riducendo le aspettative che, altrimenti, portano a vedere l’altro solamente come “colui che delude in quanto non nutre e non risana le ferite”.

 

In effetti, l’amore, quando è autentico può avere la capacità di traghettare l’essere umano in una dimensione più adulta e in una reale capacità di uscire dalla proiezione restituendo così completa dignità all’altro che, a quel punto, proprio perché può incarnare a pieno titolo la sua personalità, potrà aiutare a dialogare con quella parte di sé che è ancora alla ricerca di completezza.




Copyright (c) 2003 Astromagazine - la rivista di Astrologia in Linea - Tutti i diritti riservati