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IL SOGNO NELL’ANTICA GRECIA

a cura di Gianfranco Casalis
 
La concezione del sogno nell’antica Grecia, inizialmente, aveva un significato semplicemente religioso. Anche altre culture e non solo quella greca osservavano lo stesso modo d’interpretazione. In quel lontano periodo storico si parlava di incubazione, vale a dire dei sogni nei templi che veniva praticata nelle antiche caverne della Grecia. Il termine incubare, infatti, significa dormire nel tempio ed era considerata la condizione necessaria per la guarigione. Molti pellegrini si recavano in quei templi, in particolar modo quello di Epidauro, dove in una cella contigua al luogo di culto, i malati ricevevano il sogno terapeutico attraverso l’apparizione di Asclepio, il dio della medicina, oppure di sua moglie Igea che con la mano indicavano la parte malata del corpo e, in seguito, il paziente si svegliava pienamente guarito.

Questo rituale sembra avesse origini molto antiche. Nel rituale di Trofonio, molto più arcaico, i malati giacevano in una grotta e facevano esperienze terrificanti sotto forma di visioni spaventose con rumori assordanti e alla fine uscivano come rinati e quindi guariti dal male di cui erano afflitti. Era il Dio che inviava la malattia e che la guariva grazie alla sua apparizione nel sogno definito “sogno terapeutico”. La fine della malattia avveniva attraverso l’incontro con la divinità, con l’arcano, con ciò che è oscuro, incomprensibile. La malattia avrebbe avuto lo scopo di portare l’individuo verso l’autorealizzazione sul cui cammino sorveglia e protegge l’occhio amorevole di Dio. Era come se i malati che decidevano di seguire la via dell’incubazione fossero spinti da una forza interna che si esprimeva attraverso la fiducia nel processo nel quale si immergevano completamente con l’intento di ascoltarlo e di sostenerlo in tutta semplicità. Per questi popoli antichi, la validità dell’incubazione era collegata a quella del sogno e, inoltre, il sogno per gli antichi greci non era considerato un fatto immaginario, apparente e irreale, ma un evento reale per cui essi pensavano opportuno prefissare delle particolari condizioni in cui il sogno si sarebbe potuto facilmente rivelare.

Omero era convinto che il sogno fosse una personificazione di dio o di altre creature alate che si presentavano al sognatore a capo del letto, per scomparire, più tardi, nella dimensione atemporale. Il mostrarsi e parlare al sognatore da parte delle divinità costituiva una caratteristica particolare dei sogni greci di quel periodo, infatti, diversi esempi se ne possono trovare sia nell’Odissea sia nell’Iliade. In quell’epoca ogni uomo era convinto che i sogni fossero messaggi venuti dagli dèi. Secondo la concezione antica risalente a Platone, nel sonno è come se l’anima si liberasse dal corpo, considerato la sua tomba, al fine di mettersi in relazione con le più elevate creature. Per Platone, il sogno dipende primariamente da quella delle tre parti dell’anima che in esso è attiva in quel determinato momento e che si riferiscono all’anima come ragione, come sentimento e animalità. Aristotele indicava l’incubazione come una terapia. Per Aristotele il sogno era il risultato di una alterazione della percettività degli organi, con conseguente riflesso sul cuore che è la dimora delle immagini. Tale alterazione era causata dai piccoli movimenti che si determinavano negli organi stessi durante le ore della veglia e che si realizzavano durante il sonno. Anche gli Epicurei e i Cinici, avevano molta simpatia per la vita onirica e sembra che gli Stoici avessero stabilito una specie di classificazione dei sogni e vedessero nel sogno terapeutico l’espressione della provvidenza divina. Si trattava di sogni provenienti da Dio o dal Demonio, oppure prodotti dall’attività stessa dell’animo. Per Ippocrate, l’anima durante la veglia è condizionata dalle sensazioni corporee, mentre durante il sonno sarebbe in ogni caso libera, poiché il corpo del dormiente è privo delle sensazioni stesse. Quindi l’anima, durante il sonno, avrebbe a sua disposizione tutte le funzioni fisiologiche e psicologiche. Inoltre, per Ippocrate nei sogni si manifesterebbe l’influsso divino, per cui attraverso la nostra vita onirica ci perverrebbero messaggi che mai, altrimenti verremmo a conoscere. Ippocrate credeva nel valore diagnostico del sogno e pensava che durante il sonno l’anima fosse in grado di cogliere le cause della malattia sotto forma d’immagini. Secondo la sua concezione i sogni erano ispirati da Dio. Per Ippocrate se l’individuo sogna per esempio il Sole e la Luna come sono in natura è segno di buona salute, ma quando sogna le stesse cose in modo alterato, allora deve essere presente un qualche disturbo in quei sistemi corporali che secondo l’equazione micro-macrocosmo, corrispondono a detti pianeti. Secondo Ippocrate, dunque, il sogno ha un aspetto curativo e nel sogno si rispecchia lo stato di salute dell’individuo. Egli pensa che i sogni siano ispirati da dio e la loro interpretazione deve essere fatta da “specialisti”.

Per i Greci i sogni avevano un’origine trascendente, incorporea e venivano sperimentati come eventi reali. Per questi popoli antichi le malattie del corpo e dell’anima erano una cosa sola. I greci erano convinti d’essere visitati dai sogni e non di farli. Nei tempi antichi, la cerimonia era predisposta secondo “criteri psicologici” e ciò può testimoniare come il procedimento psicoterapico fosse già vigente. La tribolazione divina della malattia accoglieva in se anche la terapia più adatta per curarla. Si predisponeva allora un culto nel quale il dio della medicina aveva ogni potere terapeutico. Il dio della medicina era, nel contempo, la malattia e lo strumento, il mezzo per curarla e siccome la malattia rappresentava in pratica il malato, era evidente che tale “divino paziente” fosse, contemporaneamente, come detto, anche la cura. Dunque, il dio che manda la malattia è anche lui malato e sofferente e proprio per questo in grado di curarla. Nella Grecia antica i sogni avevano dunque il valore di un vero e proprio oracolo e, al contrario di altri metodi divinatori che davano un numero limitato di risposte, essi erano multiformi e richiedevano sia un’esperienza e una conoscenza molto approfondite sia una capacità di esemplificazione molto chiara. La difficoltà obiettiva dell’interpretazione dei sogni fece si che i greci li considerassero unicamente come un “oracolo della malattia e della salute”. Questo fine specifico cui era destinato il sogno implicava quindi che ci si dovesse rivolgere a un dio della salute, per il quale si doveva predisporre un culto molto caratteristico e, inoltre, che tale dio dovesse essere un “dio ctonio”, vale a dire un dio legato alla terra come si credeva in quelle forme religiose, in cui per le credenze di quei tempi, il corpo umano e la terra erano la stessa cosa. Occorre ancora sottolineare come in quei tempi era operante la credenza che la “Signora Terra” fosse la madre ti tutti i sogni.




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