L’amore, come ben sappiamo, è un archetipo dell’immaginario collettivo che può essere poi personalizzato attraverso mille diverse forme; quella più legata a Nettuno è il “grande sogno romantico” oppure “l’amore perfetto”, in ogni caso un sentimento in cui si spera di trovare conforto e completezza assoluta. Tutti noi abbiamo sperimentato la sensazione di gratificazione che giunge dalla “fusione totale” che, in qualche modo, ci ricorda il paradiso o meglio, uno stato paradisiaco; sappiamo però che l’amore non riserva solamente felicità anzi, per alcune persone, l’amore sembra portare con sé grandi difficoltà e profonde sofferenze.
Da un punto di vista filosofico l’amore romantico, così come viene visto dagli occidentali nell’ultimo secolo appena trascorso, non è affatto comune nella storia; deriva infatti da alcuni concetti assolutamente moderni che hanno a che vedere con il “diritto alla felicità” sulla terra che, solo dalla metà del secolo scorso, è diventata parte integrante della vita di ognuno di noi. In effetti, man mano che si è fatto labile nelle società moderne il concetto di spiritualità, le proiezioni di “risanazione e di riempimento dei vuoti interiori” sono state interamente delegate al simbolo dell’Amore fra persone.
Se risaliamo al simbolo astrologico sappiamo che l’amore romantico è per eccellenza rappresentato da Nettuno quando tocca la Luna o Venere, i due pianeti relazionali o, in alternativa sta nella mente dei nettuniani e dei Pesci; ragion per cui spesso basta avere una Venere o una Luna in Pesci per essere molto vicini a questo archetipo; sappiamo anche che Nettuno ci sfida a ritrovare la fusione attraverso il lasciar andare ogni divisione nel senso che è un continuo richiamo dell’anima a ritornare al centro, alla fonte da cui siamo partiti. La fusione di cui parla Nettuno però non è mai con un’altra persona.
Che cosa accade dunque dentro alla psiche di una persona che ha questi pianeti in aspetto? Sicuramente c’è un grande bisogno di avvicinarsi alla “perfezione” e, senza dubbio, dietro ad un Nettuno Luna o Venere vi sono grandi ferite narcisistiche che richiedono “risanazione”; tuttavia, Nettuno non si occupa dei fatti dei comuni mortali e quindi, chi ha queste caratteristiche, si ritrova con risultati molto diversi da quelli che auspicherebbe per cui, l’amore finisce per legarsi a sentimenti poco piacevoli (sofferenza, struggimento, ansia da separazione) ma necessari a comprendere qualcosa in più della loro identità, delle loro illusioni e di ciò che vogliono veramente dalla vita.
In effetti, anche a livello psicologico l’amore romantico viene considerato una forma “immatura” di amore o meglio, una forma che ha sempre avuto qualcosa di platonico e quindi, di non vissuto; in effetti, in genere l’amore nettuniano è fantastico finchè viene confinato al regno della fantasia e del sogno in quanto entrambi contemplano l’illusione; quando tutto viene portato nel mondo, le cose sfumano, si contaminano e diventano brutte.. o meglio “reali”.
Da un punto di vista mitico, l’amore romantico è legato a Venere che, manco a dirlo, è un simbolo che ci ricorda che l’essere umano ha bisogno di unirsi ad un altro essere umano per sperimentare il “piacere” e la “gratificazione” che possono giungere da un rapporto amoroso che, tuttavia, richiede alcune qualità che non sono presenti nella dimensione nettuniana.
Non a caso l’amore così come lo intende Venere si riferisce ai valori Bilancia che, in primis, hanno a che fare con lo scambio, con il desiderio di conoscenza delle reciproche diversità e con l’interazione paritetica che passa attraverso la negoziazione dei bisogni che, come ben si sa, cambiano nell’arco del tempo.
Afrodite è la grande maga dell’Amore in cui psiche e corpo attratti dal grande desiderio reciproco, si uniscono per dar vita ad un sentimento di unità che produca la possibilità di “riunificazione interna”; si tratta di un ritorno alla possibilità di accedere alla tanto sospirata unità che, tuttavia, incontreremo solamente alla fine del nostro viaggio, ovvero contattando l’archetipo di Nettuno.
Già questo distinguo ci fa capire che non sono facili le cose non Nettuno, o meglio, che non sono legate all’amore romantico. Infatti per Nettuno l’amore ha altre valenze e, se vengono confuse con lo scambio a due, spesso diventa il miraggio che, essendo tale, non è mai raggiungibile ed ogni volta fa sperimentare la sofferenza (la definirei piuttosto pena d’amore) giacchè i nettuniani subiscono l’insolito fascino della nostalgia, del rimpianto, del se… e del ma… e, soprattutto hanno una certa “predisposizione” a vivere questo senso di “vuoto” che tuttavia, sprigiona una quantità enorme di sentimenti e di emozioni che li fanno sentire vivi.
E’ importante comprendere che ciò che si vive è sempre legato ad un nostro percorso e, come tale, ha il compito di farci venire a patti con qualcosa che magari a lungo resta nascosto ai nostri occhi.
Nettuno in particolare ha a che far con ciò che sta al di là della coscienza (da non confondere con ciò che sta sotto la nostra coscienza che, invece, è territorio di Plutone) qualcosa che ci spinge, attraverso la percezione di un continuo senso di “vuoto e di inappagamento” ad oltrepassare la soglia e a giungere a contatto con qualcosa di completamente diverso che però non è mai un’altra persona.. ma è un senso spirituale, qualcosa che di significato alla vita personale.
Con Nettuno, il senso di nostalgia è profondo e lacerante anche se l’intensità non è certo quella plutoniana che vive di “tanathos”, assente in questo archetipo che invece è più vicino alla percezione di “una tristezza legata all’oblio di qualcosa di fondamentale”; l’archetipo non è facile da cogliere e si presenta sotto forma di inquietudine interna, una sorta di piccola ansia di sottofondo che tuttavia impedisce, in qualsiasi situazione, di sperimentare la pienezza e l’appagamento che restano il miraggio.
Qui c’è una parte importante della psicologia dei nettuniani: una fortissima attitudine a ricercare la “perfezione” che, manco a dirlo, nel caso in cui il pianeta tocchi Venere e la Luna, diventa “perfezione amorosa” o meglio, i nativi vanno cercando il grande sogno di perfezione in una relazione amorosa che, fin dall’inizio, non può avere la minima possibilità di riuscita dato che nella vita le relazioni devono essere vissute nella quotidianità e nella realtà.
Non è un caso che Venere Nettuno ama sempre l’impossibile, ciò che non può essere portato nel mondo reale e, sicuramente i nativi che hanno questo aspetto cercano in mezzo a milioni di esseri umani, proprio colui o colei che “farà al caso suo” e che evocherà l’archetipo in maniera potente ma anche impossibile da vivere concretamente; il punto è che lo rievocherà tante volte nella vita.. almeno fino a quando non scatteranno le molle che indurranno a chiedersi: perché?
Nettuno è il pianeta che vuole farci uscire da qualsiasi dipendenza: la casa dodicesima e il segno dei Pesci da lui governati richiedono “libertà assoluta” ovvero capacità di sentirci parte di un qualcosa di immenso dentro cui c’è già tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Tuttavia, proprio laddove ci sono aspetti dinamici Nettuno lascia emergere le dipendenze che abbiamo e Venere Nettuno, o Venere lesa in dodicesima o in Pesci, stanno a dimostrare che è presente una dipendenza affettiva o, nel caso della Luna, una dipendenza emotiva il che indica che c’è una grande difficoltà a stare soli e a trovare quel senso di forza e quel nutrimento interiori che garantirebbero la possibilità di vivere relazioni libere, come vuole questo archetipo.
Anche chi ha Venere in casa dodicesima si trova spesso a vivere situazioni di grande problemi in amore e, difficilmente ha consapevolezza delle cause che generano sofferenza, struggimento e insoddisfazione, proprio perché è incline a pensare di essere in grado di dare tantissimo e di essere pronto per una relazione “sublime” che non sia intaccata dalle “piccolezze o dalle contaminazioni della realtà”.
In effetti, il punto sta nel comprendere bene il significato della parola “sublime” che è sicuramente nettuniana ma che traduce “alto, elevato, non contaminato”.
Nettuno ha poco a che fare con il mondo materiale e con ciò che intende l’Io per gratificante e soddisfacente; Nettuno si occupa di spiritualità e, contrariamente a quanto si pensa, non ci illude, bensì ci mostra “dove tendiamo, o meglio, dove l’Io tende ad illudersi e a cullarsi deformando la realtà”.
Quando Nettuno tocca Venere ci segnala che sarà proprio attraverso il simbolo dell’amore e della relazione che lui cercherà di entrare nella nostra vita ma, per converso, sarà anche quello il settore della vita dove tenderemo ad “illuderci di più e a non vedere la realtà delle cose”.
Ora è risaputo che chi ha questo aspetto, almeno nella prima parte della vita, tende a non “vedere l’altro”, almeno a non vederlo per come è ma a immaginarlo e fantasticarlo così come lo vorrebbe; i nettuniani faticano a calare Nettuno nella loro realtà, finiscono per proiettare sull’amore e sulla relazione “le qualità migliori, quelle più sublimi che, per l’appunto, sono toccate dal desiderio di perfezione che è parte integrante di questo pianeta”; è da qui che inizia il problema: c’è qualcosa che si va cercando fuori che in realtà è già in dotazione al nettuniano e che verrà “evocato” da un essere umano che servirà da specchio per riflettere ciò che sta nell’anima.
Questo significa che quando chi ha questo aspetto si innamora non è in contatto reale con “l’altro” che ha sempre poco a che fare con ciò sta accadendo dentro alla loro psiche che, guarda caso, sta lavorando per mostrare sempre di più che non è l’altro che potrà far felice giacchè la felicità è un fatto interiore che verrà scoperto attraverso i sentimenti che scaturiranno dall’incontro con l’altro.
In effetti, la seduzione Nettuniana è potentissima ma non va nella direzione in cui la persona si aspetta perché laddove c’è illusione ci sarà pronta e cocente la disillusione per cui il soggetto si troverà a vedere l’imperfezione in ogni tratto della relazione e, soprattutto, a prendere coscienza che l’altro non era affatto ciò che aveva pensato.
Ci sono però due tipologie attraverso cui questo archetipo si presenta:
la prima appartiene alle persone che soffrono dentro ad una relazione senza riuscire mai a uscirne. Si tratta infatti di soggetti che incarnano per lo più il ruolo della “vittima” buona, sempre pronta a fare tutto per l’altro che, nonostante tutto, viene regolarmente bersagliata e ferita dai partners.
In questo caso c’è ovviamente una fortissima “dipendenza affettiva” in cui la donna si identifica con la “bontà e il supporto” e recupera in questo modo un senso di autostima assolutamente carente, proiettando sui partners la sua mai sanata fragilità, insicurezza e dipendenza. In effetti questi soggetti non riconoscono in sé stessi la dipendenza perché questa viene proiettata interamente su persone fragili, malate o inette che fanno esattamente al caso loro.
Una seconda tipologia è quella delle persone che vivono come “coazione a ripetere” l’innamoramento che quasi mai produce una relazione vera; questo gruppo di persone ha bisogno di vivere sempre più velocemente l’illusione seguita dalla disillusione ed infatti, nel tempo, la persona si “innamora per brevissimo tempo” e poi si disillude in quanto o l’altro:
- l’altro non è mai “quello giusto”; oppure
- l’altro appartiene alla categoria dei “fuggitivi”;
in entrambi i casi l’esperienza seppur sempre più ravvicinata serve a far comprendere la “dipendenza” del soggetto che non è mai dall’altro, ma dalla relazione e dall’innamoramento o, in alcuni casi, dalla componente sessuale della relazione stessa; chiaro che, in questi casi, il terreno sottostante è sempre “la paura di non farcela da soli e il non voler sperimentare fino in fondo la mancanza” in modo da superarla; c’è poi anche l’incapacità di comprendere e di integrare un lato di sé che in realtà non ha la struttura per impegnarsi e non sa stare dentro ad una relazione adulta e matura.
La dipendenza si evince dal fatto che per queste persone un rapporto vale l’altro, quindi non c’è scelta ma solo bisogno. Il bisogno di libertà si vede dal fatto che si trovano sempre partners che non vogliono impegnarsi e che sfuggono, mettendo in risalto le loro proiezioni.
Sicuramente non è facile comprendere l’archetipo di Nettuno che, alla fine dei giochi, vuole solamente che diventiamo liberi da qualsiasi bisogno in grado di partecipare a tutto senza “dipendere” da nulla, giacchè quando dipendiamo affidiamo sempre a qualcosa o a qualcuno la responsabilità della nostra felicità o infelicità.