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I GIOVANI DI KAROL

a cura di Lidia Fassio
 
Dopo la conclusione dei funerali del Papa che hanno evocato fortissime dinamiche emotive, viene spontanea una riflessione sull’esercito dei giovani che Giovanni Paolo II° ha mobilitato in questa occasione e durante l’intero suo pontificato, nonché sulle ragioni e motivazioni che hanno prodotto questo “fenomeno di massa” in cui la sua figura intensa e carismatica è riuscita a smuovere una parte di umanità che da tempo sembrava essersi allontanata dalla religione e dalla spiritualità.
Sicuramente Carol Vojtyla è stato un grande comunicatore, un uomo dalle indubbie capacità dialettiche e dai modi accattivanti; uomo di polso, capace di parlare alle folle in modo convincente… tanto da essere considerato dai giovani una “grande star”. Come osservatori esterni sappiamo però che per mobilitare milioni di persone, occorrono contenuti e bisogna dare senso a ciò che si dice e si predica e, in ultimo, bisogna toccare corde personali che sono in attesa di “vibrare”; in una parola, bisogna premere su bisogni impellenti che scorrono al di sotto della soglia della coscienza, nel cosiddetto “inconscio collettivo”.
Durante i suoi innumerevoli viaggi, i giovani sono stati sempre vicini al Papa polacco e, per quanto possiamo andare a ricercare avvenimenti simili nella storia recente, erano ormai decenni che non si assisteva ad un fenomeno spontaneo di questa portata e di questo livello.
Da parte nostra è però interessante mettere in evidenza alcuni importanti spunti di riflessione che possono servirci per analizzare le cause di tutto ciò sotto il profilo socio – astrologico.

I nostri giovani forse per troppo tempo sono vissuti in assenza di motivazioni e di spinte idealistiche; la nostra società se da un lato ha il pregio di soddisfare ogni esigenza a livello materiale, dall’altro ha però privato le generazioni più giovani di un reale senso di partecipazione alla vita della comunità; ciò che si è tramandato dal collettivo ha perduto gradualmente il suo fascino, ma non stato sostituito da nulla di alternativo.
La storia ci insegna che i giovani sono molto idealisti anche se estremisti: questa duplice potenzialità riflette la grande energia che scorre nei loro corpi e nelle loro anime e, proprio per questo, un tempo, venivano percepiti come la reale forza di trasformazione delle società.
Gli anziani sono saggi ed hanno una visione lungimirante basata sull’esperienza e sul raggiungimento di un certo distacco dalle cose però, come tutti sappiamo, sono conservatori e proprio per questo, finiscono per mantenere le cose immutabili, in modo da poterle gestire e controllare, senza grandi scossoni; temono intrusioni troppo forti e cercano diplomaticamente di non muovere troppo i dadi; i giovani, da parte loro, sono sicuramente poco diplomatici, anzi spesso sono irruenti, mancano di pacatezza e di esperienza, ma hanno in testa il senso del cambiamento del mondo poiché il loro sguardo è interamente appoggiato al futuro; lo immaginano, lo vedono e lo vogliono creare ma, affinché possa prendere forma, hanno bisogno di nutrirsi di speranza, devono percepire delle opportunità e devono sentire che il mondo si aspetta qualcosa da loro.
In occidente si è finto a lungo che questo non fosse più vero e i giovani sono stati messi sott’aceto, nel tentativo di toglierli o per lo meno distoglierli dalla scena … sociale e politica. Non possiamo non preoccuparci per alcune proposte inquietanti ventilate nei paesi del Nord dell’Europa (paesi sicuramente molto ricchi) che fantasticano di dare una sorta di “pensione” ai giovani per permetter loro di fare esperienza nel mondo; tutto questo da un lato potrebbe sembrare fantastico, ma ad uno sguardo più attento e profondo, suona strano e, a mio avviso, molto sospetto: viene infatti spontaneo pensare che ci sia un qualcosa di manipolatorio e di volutamente diretto a tenere i giovani lontani dalle scene importanti, inibendo le loro energie, dissolvendo i loro sogni, tenendoli così alla larga dalle stanze dei bottoni; come non vedere in tutto questo un fortissimo bisogno di mantenere il più possibile i poteri in mano ai conservatori evitando la contaminazione che le nuove generazioni potrebbero portare ai sistemi sociali?
Certo, i giovani sono ribelli ed insofferenti, hanno scarse doti di mediazione e vorrebbero che i cambiamenti venissero fossero rapidi e a volte anche troppo drastici, tuttavia, nessuna società al mondo può fare a meno di loro, della loro energia e del loro entusiasmo, a meno che non voglia decretare la sua fine a breve termine.

Quello dei Giovani di Karol è sicuramente un “movimento” e con questa parola intendo qualcosa di spontaneo e di non organizzato che ha a che fare con la voglia di ridiventare protagonisti tornando a guardare avanti: questo papa è riuscito a ridare valore alla vita coinvolgendo i giovani nella progettazione del futuro; ha ridato loro forza e dignità e li ha fatti sentire attori sulla scena della storia e, cosa ancora più importante, si è rivolto a loro come alla speranza del domani, li ha resi interpreti responsabili del cambiamento della società, della pace e delle aperture che potranno esistere solo se ci sarà la volontà di credere che siano realizzabili.
Sul fatto che i giovani rappresentino il futuro credo che non vi siano obiezioni di sorta, però, i giovani devono inserirsi nell’ambito del collettivo e devono trovare accoglienza alla loro speranza e al loro cuore: essi sono reduci da un senso di insoddisfazione profonda, si sono sentiti “estranei” a questo mondo che si è basato su ideali che non hanno trovato applicazione e che si sono sfaldati nel tempo. Tutto ciò fino a che, un giorno, è arrivato dall’est un uomo fiero e carismatico che li ha chiamati e loro, pronti, hanno risposto all’appello e lo hanno seguito. Un interessante articolo del 2 di aprile u.s. riporta un messaggio gridato a fatica dal Papa ormai in gravi condizioni di salute ai suoi giovani; esso recita così: “vi ho cercato, adesso voi siete venuti da me e per questo vi ringrazio” .
Questo Papa diverso dai suoi predecessori; un uomo che aveva fatto l’attore e il lavoratore, che aveva assistito alle grandi difficoltà di un sistema politico che aveva annientato ogni dissenso al suo interno, sapeva perfettamente che bisognava puntare sui giovani senza lasciarli addormentare: sapeva però anche che i giovani hanno bisogno di “credere” e di sapere che c’è qualcuno che crede in loro, nella loro forza e nei loro ideali e nei cambiamenti che vogliono apportare: se si uccide questo, si uccide lentamente il senso del futuro.
I giovani sono la speranza e la risposta al senso di mortalità dell’uomo: per questo devono fungere da traino per una società; senza di essi, tutto stagna e si appiattisce.
Carol Vojtyla diceva :“i giovani mi ringiovaniscono, per questo bisogna puntare su di loro” ed aveva perfettamente ragione; per comprenderli bisogna però starli a sentire, seguirli ed ascoltare le loro parole, i loro dubbi e i loro sogni.
Il suo seguito dunque, non era solamente legato alla sua personalità, quello che lui è riuscito a fare di meraviglioso è di “chiamarli, di ri-svegliarli, di riportarli a pensare che il mondo può essere agito e mosso da loro” e, se i giovani continueranno a credere in questa chiamata, allora il movimento creato da Vojtyla diventerà vero e vitale, e troverà applicazione anche la grande visione che lui aveva in mente e che voleva a tutti i costi trasferire a coloro che considerava “la mano del futuro”.
Certo, lui è stato un grande punto di riferimento per le nuove generazioni; è stato attento ai loro problemi, è stato con loro, ha partecipato alla loro musica, ai loro sport, comportandosi e parlando esattamente come uno di loro e in questo si sono ritrovati e lo hanno sentito come uno di loro, uno che si lasciava andare anche a confidenze e confessioni; i giovani si sono rivolti a lui in modo semplice, usando il linguaggio degli sms e, soprattutto durante la sua agonia e la sua morte, gli hanno dato dimostrazione di vero e proprio amore onorandolo con la loro costante presenza e ringraziandolo per la ritrovata forza e capacità di credere ancora.

Astrologicamente parlando la forza congiunta ed incrociata dei tre pianeti lenti ci sta accompagnando alla comprensione di alcuni messaggi:
Plutone nel segno del Sagittario sta rivoluzionando la modalità di comunicare e sta rinnovando e rigenerando il bisogno di rivolgersi a qualcosa di più elevato e di superiore: questo segno è legato al “credere” e alla capacità di rimettersi in collegamento con ciò che non è visibile perché trascende la realtà e l’ordinarietà ma, proprio per questo, è in grado di farci percepire la vita in modo diverso, più aperto al significato profondo delle esperienze.
Nettuno nel segno dell’Acquario (segno di Urano) sta sciogliendo le grandi divisioni che ancora regnano nel nostro mondo e sta ricreando una possibilità di ritrovare rapporti laddove sembravano impossibili; propone inoltre un modo nuovo e diverso di rapportarsi con il Divino ricercandolo nella dimensione di tutti i giorni, nell’Essere piuttosto che nel fare.
Urano nel segno dei Pesci (segno di Nettuno) sta invece cercando di farci comprendere che il senso di diversità che tanto crea paura del confronto e dell’incontro, è invece una grande possibilità di ricchezza per l’uomo e ci sollecita a cercare ciò che di profondo ci può unire piuttosto di quanto non riesca invece a dividerci.

Papa Vojtyla è riuscito ad interpretare tutto ciò in modo inequivocabile : lui ha incarnato queste tre cose ed ha dimostrato che sono tutte attuabili; ha reso possibile ciò che fino a qualche anno fa sembrava addirittura impensabile: ha riunito i capi delle chiese, li ha presi per mano, ha parlato con loro, ha chiesto scusa per il passato e, in ultimo, ha chiesto ai giovani di farsi portatori del suo pensiero non lasciandosi intimorire dalle forze di divisione che sognano ancora un mondo fatto di separazioni e di guerre.
Noi tutti lo ringraziamo per quello che ha fatto per l’umanità e… soprattutto … per i “suoi” giovani.




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