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PERDONARE E PERDONARSI

a cura di Lidia Fassio
 

Il tema del perdono è sicuramente molto attuale. Con l’avvento della filosofia della New Age si è cominciato a pensare che il “tema del perdono”, che un tempo veniva preso in considerazione solamente a livello religioso, fosse invece un atto preciso ed importante molto utile per l’individuo e per tutti i tipi di relazioni umane.

E’ importante al fine del nostro discorso definire in primis che cosa è il  perdono. Molti pensano che sia un “atto”, in realtà possiamo dire che si tratta di un “processo” che avviene nel tempo e che è assolutamente  “salutare”; serve a dissolvere i risentimenti e a lenire le ferite che, inevitabilmente, si sperimentano all’interno dei rapporti umani e del vivere quotidiano. Più i rapporti sono profondi, importanti ed intimi e più esiste la possibilità di ferirsi proprio perché è all’interno di essi che entrano in gioco emozioni potenti che si riagganciano ad antiche modalità affettive che, spesso, portano con sé modelli complessi e difficili che hanno  bisogno di risoluzione e che, per questo, emergono proprio all’interno delle relazioni amorose ed intense.

Quando si viene feriti si finisce per sperimentare moltissima rabbia che, non sempre può essere espressa e che, quindi, sedimenta fino a diventare risentimento, odio e rancore. Più siamo dipendenti dall’amore di qualcuno e più rischiamo di essere arrabbiati senza poterlo esprimere giacchè temiamo fortemente di perdere la fonte di benessere e di gratificazione. Quando siamo dipendenti tendiamo a “perdere potere” e questo ci porta ad avere paura di mostrare i veri sentimenti per evitare di dover rinunciare al loro aiuto e a ciò  che riteniamo indispensabile per vivere.

Da un punto di vista psicologico il “perdono” indica la possibilità di lasciar andare le emozioni negative che, senza ombra di dubbio, bloccano l’energia, ma non solo quella fisica bensì anche quella che dovrebbe essere destinata alla nostra evoluzione che, attraverso motivazioni e vitalità, permette di andare incontro al futuro in modo positivo.

Le emozioni negative sono l’equivalente di un pesante sacco nero che ci portiamo sulla schiena che, oltre a rendere il nostro cammino più faticoso, finisce per contaminare la volontà personale – in modo sia conscio che inconscio – per ritornare a noi come un boomerang che colpirà sia l’emotività che la spiritualità. Ciò che si porta dentro sotto forma di “trattenimento” non solo ci dividerà dalle persone che si odiano ma, a lungo andare, impedirà qualunque scambio di amore autentico con le persone che ci stanno attorno poichè “sono in grado di sentire” ciò che circola dentro di noi come un qualcosa che corrode l’anima.

Il perdono quindi, psicologicamente parlando è un atto di “riconciliazione con noi stessi” prima ancora che con l’altro o gli altri. Infatti, solo attraverso questo gesto - che rappresenta una sorta di  “purificazione” -  si potrà risentire la linfa vitale scorrere dentro di noi, quella che chiamiamo “energia vitale”. Perdonare quindi non è mai solamente un atto di generosità verso gli altri, ma essenzialmente un atto d’amore verso sé stessi, qualcosa che “libera” definitivamente dai perniciosi nodi formati da odio e risentimento che possiedono la capacità autentica di avvelenare la nostra vita.

Un celebre psicologo ha scritto: “quando siamo feriti psicologicamente, fisicamente o emotivamente, la ferita ha un potere enorme su di noi e quindi perdonare è un atto che può fare da antidoto contro questo potere e contro la paura che padroneggia e che, in un certo senso, ci possiede”.

Perdonare è quindi un processo molto profondo, qualcosa che deve partire dal nostro cuore che, ad un certo momento, mostra un desiderio autentico di riconciliarsi con l’anima da cui si è congedato alimentando sentimenti negativi che causano frammentazione. Perdonare significa andare verso una “guarigione” il che comporta la possibilità di riunificazione tra l’Io e il Se’. Il perdono è un autentico “atto d’amore”  in grado di ricreare armonia dentro e fuori di noi. Quando proviamo risentimento e rancore è come se fossimo in uno stato di “caduta” che potrà essere risanato solamente attraverso il perdono.

Perdonare significa risolvere una “crisi profonda” e lasciare libera quella parte di noi che trattiene qualcosa o qualcuno a sé. Se non ci sarà questo gesto la situazione o la persona continueranno ad avere un fortissimo potere su di noi ed è come se ci consegnassimo ad essa. In effetti, l’odio richiede la stessa attenzione dell’amore e, per tutto il tempo che si decide di provarlo, si resta comunque legati all’altro ed in modo imprescindibile. Decidere quindi di chiudere con questi sentimenti e di lasciar andare l’altro vuol dire “volersi bene e liberarsi” di un qualcosa che, alla fine, non fa che avvelenare noi stessi.

Il perdono è particolarmente importante nelle relazioni di coppia in quanto può rivelarsi un ottimo ingrediente che, nel tempo, migliora i rapporti e favorisce la crescita della relazione. Purtroppo, quando si vive insieme, i problemi, la routine e lo stress quotidiano tendono a renderci meno sensibili all’altro favorendo così certe distrazioni che possono diventare mancanze vere e proprie; inoltre è facile irritarsi perché tutte le tensioni tendono ad essere scaricate proprio nel luogo in cui viviamo; molto spesso le coppie litigano per piccole incomprensioni o per cose assolutamente futili che, tuttavia, finiscono per essere motivo di dissidio e, quindi, di ferite più o meno gravi. L’abitudine alla vita quotidiana fa il resto e può inasprire i conflitti rendendo poi estremamente difficile il dialogo che è e resta la cosa più importante tra due persone che, pur avendo obiettivi comuni, si ritrovano però a fare i conti con la loro diversità.

Saper perdonare significa provare amore autentico per sé e per l’altro e concedere alla relazione di andare avanti senza trascinarsi dietro macigni che finirebbero per intaccare in profondità anche i sentimenti e concedersi una vera riconciliazione che, alla fine, è positiva per entrambi, sia per chi perdona che per chi viene perdonato perché crea fiducia e fluidità.

In ultimo, il perdono spesso deve essere concesso a sè stessi: non è raro infatti sperimentare una rabbia profonda per qualcosa che non siamo stati in grado di ottenere oppure per antichi o recenti sensi di colpa che continuiamo a sperimentare per ciò  che non abbiamo fatto, capito o per ciò in cui  abbiamo mancato. In pratica, quando ci sono rimpianti per non aver vissuto ciò che la vita ci ha portato o per non aver compreso qualcosa che si è rivelato importante in seguito o, infine, quando non riusciamo ad essere all’altezza dei nostri ideali o proponimenti tendiamo a sperimentare molta rabbia nei nostri confronti ed anche questo si rivelerà qualcosa di complicato che ci permette di continuare a nutrire un’incapacità di accettazione autentica di ciò che siamo e, letteralmente, a “trattarci male”. Perdonarsi vuol quindi dire darci una chance e liberarci da ciò che non ha più senso trattenere dentro e poter sperimentare quella  guarigione che  riconsegnerà a nuove possibilità e ad una vita più intensa e gratificante regalandoci anche un senso di maggior  “compassione” verso chi commette errori e genera ferite.

Il perdono deve arrivare dal “cuore” e, contrariamente a quanto si crede, è un processo che richiede tempo e che giunge dall’accettazione della nostra imperfezione e non ha quasi mai a che fare con l’altro in quanto è un atto che riguarda espressamente noi soli e che, solo in un secondo tempo, può interessare chi è all’esterno. Il perdono è un “consentirci” di non restare legati a ciò che è stato ed è un guardare avanti; è un liberare il cuore da un peso che lo “impietrisce”. Infatti, è proprio il dolore a farci sperimentare la sensazione di “non avere emozioni” e di essere “pietrificati” ed è in seguito ad un dolore che ci si chiude a riccio e si comincia a sperimentare risentimento, durezza e, a volte, crudeltà. Così, se riusciamo a perdonare e a perdonarci possiamo accorgerci che la vita ha tanto da darci e il nostro cuore può riprendere a battere e ad amare.

Ovviamente, dal punto di vista astrologico, ci sono segni e configurazioni astrologiche che hanno maggiore facilità con il perdono ed altre che, invece, hanno difficoltà a lasciar andare in quanto, per loro natura, tendono a trattenere le cose dentro di sè.

Il più grande “trattenitore” è sicuramente Plutone che, come ben sappiamo, è addetto ad informarci che nella vita tutto è transitorio ed impermanente per cui non avrebbe senso investire energie che servirebbero invece a promuovere la vita in ogni modo in dinamiche di questo tipo. Plutone, infatti, ci richiede esattamente l’opposto ma, essendo legato al senso di potenza-impotenza, lo sperimentiamo in una fase della nostra vita in cui siamo completamente dipendenti ed in balia di altre persone in cui, ogni rifiuto, ferita o abbandono non può che essere percepita in modo devastante il che fa accumulare rabbia e risentimento e, dove sono presenti questi sentimenti, siamo costretti a sviluppare senso di colpa e conseguente desiderio di rivendicazione. Così, chi è molto segnato da questo pianeta e dal segno dello Scorpione può sicuramente avere più facilità di altri ad entrare in queste dinamiche e a trattenere anche ciò che, a conti fatti, fa male prevalentemente a sé stessi. Il perdono è quindi particolarmente consigliato agli appartenenti a questo segno e ai plutoniani ed è un ottima modalità non solo per far del bene a sé stessi ma per onorare pienamente il viaggio della vita che, nel loro caso, richiede espressamente il superamento delle dinamiche negative che tendono a trattenerci dentro a schemi del passato.

Anche Saturno e i saturniani hanno buone possibilità di restare incastrati in situazioni che originano dai cattivi rapporti che hanno avuto con le figure di accudimento e di autorità; in questo caso si tende a sviluppare senso di inadeguatezza ed esagerato senso del dovere rispetto alle cose imposte dall’esterno il che, inevitabilmente producono buone dosi di risentimento e di rabbia trattenuta e bloccata all’interno. Inoltre, il senso di colpa “saturniano” si lega spesso all’idea di perdita profonda che si è avuta nell’infanzia a livello di accettazione e di sostegno. Così, anche i saturniani dovranno impegnarsi con il perdono in modo da potersi congedare dal passato per avviarsi verso il futuro in modo più fiducioso e consono alle effettive capacità.

I segni che hanno più facilità con il perdono sono ovviamente l’Acquario e i Pesci e, ovviamente, nettuniani e uraniani; anche i segni di Fuoco hanno però poca dimestichezza con il trattenere in quanto, proprio la loro energia si trovano ad essere inibiti nel restare ancorati a qualcosa.

In effetti queste tre tipologie hanno in comune la difficoltà di “trattenere” anche se per modalità diverse.

I Nettuniani e i Pesci hanno una grande facilità a “dissolvere” ciò che sta nel loro mondo interiore e, insieme ai loro amici Uraniani che, sono attratti in continuazione dal nuovo e quindi non stanno a soffermarsi e a perdere tempo con le situazioni del passato, sono quelli che dimenticano e abbandonano con facilità ciò che li imprigionerebbe. In pratica, queste due tipologie sono in continuo movimento e cambiamento e, per contro, tendono a cogliere le nuove opportunità senza ancorarsi a ciò che è accaduto precedentemente. In entrambi anche la memoria è “poco strutturata”, almeno se parliamo della memoria dei fatti: in loro infatti opera Mnemosine che richiama sempre ad una “tessitura” lenta ma inesorabile in cui, all’interno, tutto nel tempo cambia e si adatta alle infinite possibilità del momento e del futuro.

I segni di Fuoco per loro natura non riescono a soffermarsi sul passato in quanto perderebbero verve, entusiasmo ed energia e quindi, tendono magari a provare rabbia intensa sul momento ma a lasciarla andare con molta facilità e a non coltivare sentimenti che li bloccherebbero.




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