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COSCIENZA ANTISISMICA

a cura di Sandra Zagatti
 

A un anno dal terremoto dell’Aquila, quando non è nemmeno conclusa l’emergenza per i terremoti di Haiti e del Cile, la gente si chiede se la terra non stia cominciando a muoversi troppo spesso e troppo violentemente, se il peso dell’antropizzazione sul nostro pianeta non cominci ad essere eccessivo, se per caso questi non siano segnali di una rivolta della natura, o persino inquietanti prodromi di una fine del mondo annunciata: il 2012 si avvicina, e nonostante le rassicurazioni di geologi, sismologi e climatologi, sono ancora molte le persone che temono una catastrofe apocalittica… Da parte loro, e pur alternando ottimismo e pessimismo a seconda delle diverse visioni, gli astrologi sanno che i cicli planetari critici non arrivano improvvisamente, così come la “fine del mondo” profetizzata per il 2012 appare più un processo che un evento: tant’è che è da diversi anni che il cielo esprime simbolicamente moniti pesanti, e già a partire dal 2008-2009, e in particolare in questo 2010-2011, le configurazioni non promettono granché di buono per la terra, intesa come pianeta fisico ma anche come organismo socioculturale.

 

Ma dunque siamo davvero in una fase così preoccupante, drammaticamente terminale?

In un certo senso sembra proprio di sì, tuttavia se ci riferiamo ad un senso evolutivo non possiamo sottacere il ruolo primario della coscienza, individuale e collettiva, nell’espressione visibile e manifesta di tale fase. Certo non è facile dire se e quanto i prossimi eventuali movimenti celesti coinvolgeranno gli equilibri naturali oppure quelli politici, economici e socioculturali; ammesso che una cosa escluda l’altra. Né possiamo cavarcela credendo di non avere potere alcuno sulla natura, visto quello che siamo riusciti a “snaturare” in meno di un secolo ed ancor più negli ultimi decenni… Ciò che le configurazioni indicano, con progressiva accelerazione, è solo l’urgenza di modificare in modo sostanziale il nostro modo di vivere nel mondo e di abitare sul pianeta.

In merito alla possibilità di prevedere astrologicamente un sisma ho già scritto lo scorso anno e non serve che mi dilunghi in una ripetizione (vedasi eventualmente l'articolo), se non per ribadire che purtroppo, almeno per ora, una possibilità dettagliata ed efficace in termini di dove-quando non esiste: né per l’astrologia né per altre discipline e metodologie. Esistono indicazioni, casistiche su configurazioni a rischio e tanti suggerimenti sparsi, che sul piano pratico purtroppo equivalgono a nulla, laddove non possono autorizzare interventi di tutela preventiva e tanto meno esodi strategici, e tuttavia incoraggiano ricerche, monitoraggi e studi ulteriori.

Ad esempio, la drammatica “competenza” sul sisma dell’Aquila è stata attribuita all’opposizione Saturno-Urano, ma un dettaglio non può passare inosservato a chi fa ricerca astrologica: in quel momento l’opposizione non era precisa, Saturno infatti era tornato retrogrado sui 16° Vergine mentre Urano era già a 24° Pesci. A 17° Pesci era però arrivato Marte. Il rosso pianeta sembra dunque aver agito come detonatore, su un’opposizione che si era già formata, sfogandosi sulla crisi economica… che evidentemente e purtroppo non bastava a placare l’insofferenza di quel Saturno di Terra.

 

Mi rendo conto di utilizzare una terminologia più adatta alla psiche umana, forse inappropriata ma secondo me ugualmente e particolarmente valida per interpretare le energie planetarie. Ho infatti da tempo il sospetto che i terremoti siano l’espressione in negativo delle naturali e vitali esigenze di movimento: e questo vale sia in senso metaforico (parlo dei “terremoti” esistenziali) che in senso fisico e geologico. Quando il movimento è bloccato, quando la trasformazione è trattenuta, l’energia dinamica si accumula “dentro”, “sotto la superficie”, e così diventa energia letteralmente tellurica. Non a caso il Modello planetario a Tazza, tanto frequente nei temi di terremoti, vede un’opposizione di bordo ad un intreccio di sestili e trigoni che altrimenti parrebbe “positivo” ma la cui energia di manifestazione viene compressa come da un coperchio. E quando la compressione raggiunge livelli critici, allora a volte basta l’intervento aggressivo di Marte, quello dilatante di Giove o persino un transito apparentemente banale come quelli di Venere o Mercurio, soprattutto se retrogradi (si sa che i pianeti retrogradi lavorano, appunto, “dentro” e “sotto”…).

 

A volte, ma non sempre. I recenti terremoti ad Haiti e in Cile rientrano astrologicamente nella quadratura Saturno-Plutone, ma in nessun caso quella quadratura era sollecitata. A meno che non consideriamo la congiunzione di Mercurio retrogrado a Plutone o il sestile di Marte retrogrado a Saturno come energie sufficienti a scatenare la frustrazione di Saturno, bloccato proprio da Plutone, sovrano del regno sotterraneo e pianeta tellurico per eccellenza, dal proprio domicilio. Troppo poco per la previsione di eventuali altri terremoti, e comunque interessante se ci permette di decifrare, seppur sempre in termini di “psicosomatica terrestre”, ciò che sembra davvero una protesta dei pianeti e prima ancora di quello in cui viviamo.

 

Ma dunque. Sappiamo che Saturno rientrerà in Vergine tra aprile e luglio, riproponendo almeno sino a tutto maggio l’opposizione con Urano (e Giove) in Pesci ma sciogliendo la quadratura a Plutone. Una fase moderatamente critica, con Marte ancora in Leone. Sappiamo anche, però, che Giove e Urano faranno un passaggio anticipato ai primi gradi Ariete, più o meno tra giugno e settembre, e quando Saturno tornerà definitivamente in Bilancia sarà accompagnato proprio da Marte. Tra fine luglio e i primi di settembre ci sarà quindi una fase indubbiamente più critica, perché da una parte avremo Marte e Saturno, da un’altra Giove e Urano (retrogradi), con Plutone (anch’esso retrogrado) in quadratura a formare una Croce a T sui segni Cardinali.

Sono davvero in molti a preoccuparsi per questa configurazione, e devo ammettere che lo sono anch’io, nonostante sia arduo ipotizzarne le espressioni più probabili, in un mondo ormai sovraccarico di tensioni a tanti livelli; il che non è certo consolante. Insomma non posso certo augurarmi che si manifesti in un altro terremoto, ma nemmeno so ipotizzare alternative politiche od economiche meno traumatiche. L’unica cosa che posso fare, e che insisto a fare con crescente convinzione, è augurarmi che la società promuova quel “movimento” evolutivo che permette da sempre alla vita di rinnovarsi. Proprio come nell’edilizia antisismica, un tale movimento è possibile soltanto se la struttura culturale rimane elastica e non oppone la propria massa e la propria inerzia alle sollecitazioni, ma le accompagna invece in modo dialettico: cioè senza resistenza pregiudiziale ma anche senza cedimenti casuali e incontrollati. Solo così la struttura evita il collasso, e i danni che ciò può significare.

 

Blaise Pascal definì l’uomo come “una canna al vento, la più debole della natura, ma una canna pensante”… Dunque non è questione di piegarsi per non spezzarsi, in una sorta di abiura alla propria dignità: al contrario, è questione di essere consapevoli, e quindi partecipi, della valenza naturalmente trasformatrice della vita.

Della nostra vita.

Ecco perché è così cruciale il contributo del singolo in questa fase così delicata per l’umanità. L’uomo è un animale sociale, ma prima ancora è un individuo, con una coscienza autonoma e una esistenza in divenire: ed è appunto sul divenire che può sempre operare. Io non so se ci aspettano altri terremoti: il nostro pianeta, proprio perché vivo, è continuamente in movimento e in trasformazione, quindi non posso purtroppo escluderlo, con configurazioni del genere. Nemmeno posso escludere terremoti di specie diversa, perché le contraddizioni economiche, ecologiche, politiche e culturali della nostra società sono molto vicine ad una soglia critica, il che significa che Plutone in Capricorno potrebbe esprimersi come agente di trasformazione ma anche di repressione o restaurazione, laddove Urano in Ariete potrebbe agire come una ri-scoperta della libertà individuale o come ribellione collettiva ed esplosiva. Nessun simbolo è rigido, e tutti anzi sono sempre elasticamente e generosamente disponibili ad orientarsi in una direzione evolutiva: ciò che comunque so, e di cui sono ancor più certa in questo periodo, è che la scelta “pensante” tra una direzione e l’altra spetta e compete a chi incarna quel simbolo, e sa coniugarlo in prima persona singolare.




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