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IL GIOVANE FAVOLOSO

a cura di Francesco Astore
 
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Il grande successo del nuovo film di Mario Martone, ha riacceso la passione per la poesia mettendo in scena la personalità artistica di un gigante del firmamento letterario di tutti i tempi: Giacomo Leopardi.

Modellato su un titolo elusivo e anticonvenzionale, Il giovane favoloso spazza quello strato polveroso di ottocentesca austerità e porta sulle luci del grande schermo i pensieri, i tormenti e le contemplazioni sull’umano divenire, compiute da un uomo dalla sensibilità non di questo mondo.

Mario Martone si rivela un vero maestro del nuovo cinema italiano e avrebbe senz’altro meritato di più all’ultima 71^ Mostra di Arte Cinematografica di Venezia in cui ha presentato la sua opera in concorso. Ma le sale cinematografiche colme di gente di tutte le età non sono, forse, per il regista napoletano, la soddisfazione e l’omaggio più grande alla sua bravura?

Già in Noi credevamo del 2010, epopea del nostro Risorgimento, il regista ci ha abituato a un affresco di ampio respiro riuscendo a squarciare nuove prospettive in un’indagine storica limpidissima sulla realtà politico-sociale italiana. Ne Il giovane favoloso, Martone riesce invece a coniugare abbastanza felicemente l’iconografia classica leopardiana insieme alle vibrazioni del suo animo. Pur rispettando il profilo con cui tutti lo abbiamo immaginato sui banchi di scuola, il giovane Leopardi di Martone sembra prossimo al vissuto dello spettatore, così singolarmente attuale. Come se il disincanto e il senso di precarietà disperante, che ci ha manifestato il poeta di Recanati, fossero propri della condizione umana di ogni tempo.

Il merito di un ritratto decisamente riuscito è anche tutto da tributare alla versatilità del protagonista, Elio Germano, che offre forse qui la sua prova d’attore migliore, calandosi nei panni dell’immortale personaggio con straordinario pathos. Vincitore, nel 2010, del premio per la migliore interpretazione maschile al 63° Festival di Cannes (il film era quello di Daniele Lucchetti La nostra vita), l’attore trentaquattrenne vanta già una luminosissima carriera. Una perfetta sintonia tra l’attore e il regista ha centrato così l’obbiettivo (ambiziosissimo) di ridare vita sul grande schermo a un personalità tanto drammatica, complessa e commovente.

Brillano altri talenti indiscussi ad arricchire ancor più l’opera cinematografica: il convincente Massimo Popolizio nel ruolo del conte Monaldo padre di Giacomo; Davide Riondino che interpreta l’amato amico Antonio Ranieri; Anna Mouglalis nelle vesti della nobildonna fiorentina Fanny Fargioni Tozzetti. E il risultato è quello di un affresco in cui la biografia del poeta si intreccia con i versi di alcuni suoi canti in modo coerente e senza sbavature, mentre la narrazione si svolge su uno sfondo paesaggistico e architettonico fedele alla ricostruzione storica, su è giù per l’Italia, da Recanati a Firenze, da Roma a Napoli, per finire alle pendici del Vesuvio quando la vicenda umana del poeta si conclude.

Il risultato è di una bellezza abbacinante, quasi conturbante, arricchito, anzi reso ancora più moderno, dall’accompagnamento di una colonna sonora stupenda a opera del compositore tedesco Sasha Ring (e qui rintracciamo un’altra scelta controcorrente che Martone ha voluto intraprendere).

Ma veniamo al tema natale di Giacomo Leopardi.
Nato a Recanati il 28 giugno del 1798 alle ore 15,20, è un Cancro con ascendente Scorpione.

A prima vista quel che ha un effetto direi folgorante è la rarissima configurazione di tre pianeti “a stella” ospitati nell’elemento Acqua. Il Sole nel Cancro riesce a formare trigoni a Plutone e Marte nei Pesci e, in simultanea, a Nettuno in Scorpione. Quest’ultimo chiude il vertice della “stella” facendo rimbalzare il trigono di nuovo su Marte in Pesci. Come se non bastasse, si aggiunge nell’aspetto anche Saturno in Cancro a gonfiare di flutti robusti, a promettere abissali profondità a queste triangolazioni acquatiche. La “stella d’Acqua” ha un potere d’impatto ottico tale da evocare immediatamente creatività e ricettività, emotività e fantasia, sogno e memoria: tutte le parole in cui si declina l’Elemento acquatico. E poi ancora, fluido di vita, origine di ogni cosa, morte e rinascita, scorrere eterno, infinito. La stella d’Acqua costituisce il centro di gravità su cui la personalità di Leopardi s’impernia, “naufragando dolcemente in questo mare”.

Il senso della morte e la prefigurazione della fugacità dell’esistenza si esplicita chiaramente nell’ascendente Scorpione e nella casa ottava, cosignificante dell’ottavo segno, che ospita Sole, Saturno e Mercurio. Plutone in Pesci, signore dell’ascendente, ma forse ancor più Nettuno in Scorpione poggiato sull’ascendente (si noti come i corpi celesti più lenti e potenti qui si siano scambiati i loro rispettivi fondamentali domicili), sono gli Dei/pianeti che conferiscono la segreta linfa vitale per immergersi in sfide supreme, invitano all’esperienza con il sublime, conducono per mano in un viaggio verso l’immenso.

E spazi sconfinati dischiude appunto la casa dodicesima dove, signore incontrastato, si situa un ineffabile Nettuno che farà di Leopardi il cantore del destino dell’uomo, inquadrando la vita del singolo come una goccia infinitesimale, in un panta rei dove tutto scorre e scivola inarrestabile e inesorabile. Dove tutto ritorna in una ripetitività ciclica, come si intuisce dai primi versi delle Ricordanze:

Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti

Il Luminare femminile, la cangiante Luna, non poteva che occupare, nel contesto acquatico suddetto, una posizione difficile, contrastata, a manifestare una condizione di disagio e fatica. È ospitata nel segno del suo esilio più duro, ovvero il Capricorno, punto dello Zodiaco dove l’argenteo Satellite si corazza, indossa l’armatura di realismo pessimista, sente una particolare condizione di sofferenza che costituisce il tessuto di una “sensibilità dolorosa”, veicolo indispensabile per una trasmutazione artistica.

A puntare il dito con più incisività sulla limitazione dell’emotività è Saturno che, a sua volta in Cancro, segno del suo esilio, infligge un’opposizione al Satellite. Ma Leopardi resta pur sempre un Cancro e non può fare a meno di celebrare la sua Luna: le dedica un’innumerevole serie di invocazioni, di liriche, di versi disseminati qua e là che si possono scovare (chi abbia la curiosità e la pazienza, ci provi) in tanta parte della sua produzione poetica. Potremmo immaginare che raggiungere questa Luna inarrivabile (simbolicamente nel Capricorno, segno di sommità, di vette da scalare) sia stato per lo scrittore una pulsione costante perché sottesa a un condizionamento zodiacale di appropriamento della dimensione lunare, sentimentale, da lui ritenuta inaccessibile.

Il film di Mario Martone rievoca sapientemente atmosfere e ci suggestiona con l’immagine di un Leopardi al cospetto della sua Luna. E il luminare femminile leopardiano è riscattato da un sontuoso trigono a Venere, domiciliata nel Toro nei gradi zodiacali del canto. Quale migliore informazione astrologica dell’amore espresso in forma di canto di una Luna in legame armonico così preciso? Di interscambio fecondo che si verifica tra l’emotività lunare e l’inclinazione lirica venusiana? La voce di Venere si mette, per così dire, “a disposizione” delle note che la Luna fa risuonare.
Il rapporto con la Natura, la compenetrazione con essa che il poeta cantò in versi indimenticabili, talvolta dolenti, si può rinvenire ancora nella componente taurina del tema natale che offre il sodalizio celeste della suddetta Venere a Giove (quest’ultimo in Toro, in esaltazione). La ricchissima produzione letteraria leopardiana è testimoniata proprio da questa fortunata congiunzione.

Ritornando al film, mirabile la scelta di Mario Martone di raffigurare la Natura nell’immaginario leopardiano, come una divinità terrestre che il vento via via sgretola. E si accorda a meraviglia con le indicazioni astrologiche della X – Proserpina/Terra che nel Toro ha il suo domicilio primario.
Ancora particolarmente riuscita nella trasposizione cinematografica la scena della sperimentazione sessuale nel timidissimo Leopardi che viene condotto all’interno della caverna (simbolicamente l’utero/vagina, ma ancora il ventre della madre Terra) dove lo attende la prostituta napoletana.

Appare abbastanza scontato guardare il vissuto familiare riflesso fedelmente nel tema natale. Il padre, il conte Monaldo, uomo colto ma repressivo/conservatore, è specificato dal Sole in congiunzione a Saturno in casa ottava. La madre, Adelaide Antici, nobildonna severa, di costumi morali specchiati in seno alla società dell’epoca, è illustrata dalla Luna in Capricorno e casa terza (doppiamente raffreddata, diremmo, da segno e casa). L’infanzia appare oltremodo isolata, concentrata sull’interesse totalizzante per lo studio, in particolare dei classici (Luna nel Capricorno). Il piccolo Giacomo è il maggiore dei fratelli, conserva un ruolo di protettività affettuosa su di loro (Luna nella terza casa, settore dell’adolescenza e Mercurio, pianeta della giovinezza, in prestigioso domicilio in Gemelli). Mercurio in domicilio primario esprime la voracità di conoscenza (lo studio matto e disperatissimo) che tanto si impresse in quel periodo nell’esistenza del ragazzo. Ospitato nella trasgressiva casa ottava, Mercurio in Gemelli è la mente che si dispiega fertilissima proprio in questa età della vita, nella giovinezza appunto, permettendo di proiettarsi moralmente lontano dal territorio abituale, dai pregiudizi che vi dimoravano, anche se questo lo poteva addirittura alienare dai contemporanei, da un fruizione sana e tranquilla con il circostante (Mercurio in casa ottava, settore del distacco mentale dall’habitat e quadrato a Urano in Vergine). Mercurio, quasi del tutto afflitto in Gemelli, apre lo scenario su un’adolescenza non certo rallegrata dalle gioie di giochi divertenti e da leggera spensieratezza.

Ancora agevole astrologicamente ritrovare alcune problematiche di salute nel tema natale del grandissimo Giacomo. Scuote la nostra attenzione la diserzione totale di valori Fuoco (per segni o anche per case da parte dei pianeti), illustrando una mancanza di calore e energie vitali. Saturno in esilio, in opposizione alla Luna, denuncia gracilità ossea. Mercurio trafitto da Urano conferma problemi di mobilità e respiratori.
La lesione Mercurio - Urano espone, inoltre, all’impossibilità per Leopardi di stabilire contatti con il suo immediato presente. Urano in fortissima posizione d’esaltazione nella Vergine, richiama all’Oggi, a un presente da consumare, afferrare, sfruttare. Ma come si è visto sopra, il tempo dello scrittore è un tempo nettuniano, immerso nel fluire del cosmo, dove passato, presente, futuro si fondono inestricabili. Impossibile per Leopardi essere capito interamente dai suoi coevi.
Nettuno in dodicesima, settore che spazia nell’aldilà, nella vita oltre la vita, imprimerà invece quella gloria postuma, consegnando all’immortalità il genio, incommensurabile, del poeta.

La rarissima combinazione astrologica (i corpi celesti occupano quasi tutti posizioni di rilievo al positivo e al negativo, per segno e/o casa) impone la riflessione che un tema natale simile sia oltremodo irripetibile. Non stupisce affatto che il tema natale di Mario Martone abbia, facendo le debite proporzioni, strepitose analogie astrologiche con quello di Leopardi. E nemmeno che lo stesso accada per il tema dell’attore protagonista. Mi limiterò a osservare solo quelle più platealmente evidenti.

Mario Martone (Napoli, 20 novembre 1959, ore 16,05) è Scorpione ascendente Toro e vanta una splendida Luna in Cancro che lo sintonizza con la sensibilità cancerina leopardiana. Si noti ancora nel suo tema natale la vocazione cinematografica donata dall’ascendente Toro e ribadita dai due pianeti signori del segno nei rispettivi domicili: una Venere pittorico-poetica in Bilancia in felice sestile a un espansivo-immaginifico Giove in Sagittario.

Elio Germano (Roma, 20 ottobre 1980, ore 21,57) è Bilancia con l’ascendente nel Cancro, segno solare di Leopardi, e Sole nella casa quarta, cosignificante ancora del Cancro. Con queste due coordinate non poteva che incarnare efficacemente la personalità del poeta di Recanati! Si noti nel tema natale dell’attore la congiunzione in Bilancia del Sole a Plutone (recitazione) che lo consacra stella di prima grandezza nel panorama italiano.




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